The beat goes on

Sabato 9 apile 2011, ultima replica dello spettacolo di e con Giulio Casale al Teatro Filodrammatici di Milano. E io c’ero.

“The beat goes on”, questo il titolo del mio sabato sera.
L’ho trascorso in un teatro che, ancora, non avevo mai frequentato.
Proprio dietro il teatro alla Scala, le luci in via Filodrammatici 1 (sede dell’omonima accademia di teatro) offrono un richiamo davvero affascinante e subito si viene attratti in una scala avvolgente, fiabesca, che porta alla platea piccola e accogliente, con le poltroncine rosse.

In sala, il newyorkese Dave Muldoon, con le sue note blues misto rock-folk, introduce lo spettacolo, proiettandoci nella terra del continuo divenire, nel periodo del nuovo inizio.

La scena è allestita con poco: qualche chitarra, una tastiera nascosta, uno sgabello, qualche libro di poesie e uno sfondo dal colore cangiante, ma sempre elettrico.
A dominarla è l’attore, o forse dovrei dire cantattore, Giulio Casale (la foto in alto è di Alessandro Brasile).
Una voce chiara, un misto di Luciano Ligabue e Giorgio Gaber; una fisicità imponente da giocatore di basket quale era quando giocava nella Benetton a Treviso; un viso fortemente espressivo; una dialettica da scrittore; lo charme del chitarrista e la schiettezza del cantante rock (è stato il leader di un gruppo musicale, gli Estra).
Ad accompagnarlo nel viaggio il musicista Matteo Curallo.

Jacques Brel, Luigi Tenco, Fabrizio De André, Bob Dylan, i Beatles, Giorgio Gaber, Leonard Cohen e i brani dello stesso Casale intervallati alla lettura di alcune poesie (tra gli altri, di Ginsberg e Kerouac) ci hanno condotto dagli anni ’60 ai giorni nostri, dall’America all’Italia. Grande assente Rino Gaetano.

Protagonista del racconto è stata la Generazione.
La generazione che ha avuto i natali negli anni ’50. Quella dei giovani veri, quelli che per la prima volta sono riusciti ad imporsi, a cambiare la società, a “generare” la rivoluzione che ha sconvolto il modo di vivere e di pensare dell’America del dopoguerra, e che si è propagata fino in Europa.
La rivoluzione che a noi italiani è stata raccontata da Nanda,  Fernanda Pivano (traduttrice, autrice, giornalista, critica musicale, vero centro propulsore della letteratura e della cultura americana in Italia a partire dall’immediato dopoguerra, www.fernandapivano.it), più volte citata e vero fil rouge dello spettacolo.
E, così,  The beat goes on appare come la naturale prosecuzione dello spettacolo a lei dedicato dallo stesso Casale, La canzone di Nanda, regia di Gabriele Vacis.

Libertà, ribellione, anticonformismo, passione, grandi sogni, opposizione, resistenza, rifiuto delle convenzioni e del falso perbenismo, ritmo, pulsazione, eccesso. Tutto ciò, ma non solo, è la beat generation. E’ grace under pressure (cit. Hemingway).

Ma il Teatro Filodrammatici (seppur ne sia piuttosto entusiasta) non appare il posto adatto per questo spettacolo-concerto. In alcuni momenti si ha voglia di balzare in piedi, cantare e, perché no, ballare! Casale è in mezzo al pubblico, è molto interattivo, la quarta parete non esiste affatto. Più consono sarebbe un ambiente in cui la centralità del palcoscenico sia evidenziata dagli spettatori che si dispongono intorno ad esso (come il Teatro Studio di Milano), magari in piedi.

Ho partecipato ad uno spettacolo che mi ha coinvolto, ha fatto riaffiorare il beat che c’è in me e mi ha fornito tanti spunti.
Perché non siamo più in  grado di cambiare le cose che non ci piacciono? Che cittadini siamo, che non riusciamo a fare sentire la nostra voce e fare spazio ai nostri bisogni? Che razza di giovani siamo che non inseguiamo più i nostri sogni ma quelli di qualcun altro? Abbiamo ancora sogni? Quale sarà la prossima rivoluzione? Porterà, finalmente, la vera libertà di pensiero? Avverrà attraverso internet, così che tutti i recenti sforzi legislativi per “regolare” la rete risulteranno vani?
Se i Beatles cantavano “nothing’s gonna change my world”  (Acrosse the universe) vuol dire che non possiamo fare niente? Che dobbiamo rassegnarsi? Io non ci sto! Secondo me, significa che niente, se non noi, potrà cambiare le cose.

Finito lo spettacolo mi sono sentita come se fossi io il mezzo attraverso il quale the beat goes on, continua a fluire. Una bella sensazione.

Mi sono ricordata che il teatro e gli attori che vi si esibiscono sono tra le mie migliori fonti di ispirazione, a cui attingere e non sbagliare, da cui non rimanere mai delusa.

E così, che dire di Casale? Carismatico, poliedrico, “completo” (espressione cara agli “opinionisti” che non sanno più su cosa devono “opinionare”)…no, completo non direi, sono sicura che ci stupirà ancora, che il suo beat will go on!

Vi saluto con qualche segnalazione:

– “I ragazzi del Beat” (http://www.facebook.com/pages/I-RAGAZZI-DEL-BEAT/296585767586) , un gruppo veneto che ho avuto occasione di conoscere alla Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia nell’estate del 2006;

– “Across the univers” (2007), il film di Julie Taymor, di cui spero riesca a parlarvi presto;

– il trailer di “La canzone di Nanda”.


“Non aspettate la rivoluzione o succederà senza di voi” Lawrence Ferlinghetti, come ricorda lo stesso G.C.

Ai nuovi inizi e ai cambiamenti di rotta…in bocca al lupo Giuseppe R.

P.S. Stasera Giulio Casale sarà ospite a Cool Tour, in onda dalle ore 19.30 su Rai 5.

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Angela Belcastro

Angela Belcastro

Founder a Soapmotion.com
Digital Marketing Specialist per lavoro e appassionata di cinema, cucina, moda, prodotti di bellezza, nuove tecnologie, viaggi e e-commerce. Ho fondato Soapmotion.com nel 2010 per raccontare le mie passioni e condividere quelle piccole "scoperte" che rendono straordinario il mio quotidiano. Il mio motto? "La vita è una bolla di sapone e io ci pattino sopra".