Filippo Timi – Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche

“Di fronte alla realtà, di fronte a certi irrimediabili eventi, la morte, la perdita di un amore… il cuore e il cervello impazziscono, hanno bisogno di trovare fughe e nuove logiche per non soffrire così tanto. Ridere, è la risposta della coscienza alla tragedia? Ridere il pianto. Ridere la morte. Ridere l’abbandono. Ridere il tradimento. Ridere la follia. Ogni sentimento ha una bocca, e io voglio far ridere la bocca dei sentimenti! Ogni vita è lo specchio della vita. Guardati, disse un giorno Amleto ad Ofelia, guardati in me… come fai a non ridere di te? Insomma, Una commedia. Tra potere, oblio, frivolezze e pazzia.” F. Timi

Oggi vorrei parlarvi del ritorno di Filippo Timi al Teatro Franco Parenti di Milano che avviene con un’originalissima rilettura dell’Amleto di Shakespeare, una produzione “Santo Rocco e Garrincha” in collaborazione con Nuovo Teatro Nuovo di Napoli e Artedanza E 20.

Un Amleto che appare stanco di essere in scena, ogni sera, da 400 anni ed esplode in una follia burlesca che diventa comicità stentorea.

Un dramma ambientato nella Danimarca del 1400, in un castello in cui il vizio trionfa sulla virtù ma che risente anche dell’eco e delle contaminazioni musicali e televisive, nonché estetiche, degli anni ’80: abiti da soubrette con paillettes per “L’Arte”, o meglio “Il Cinema”, o meglio il personaggio interpretato da Marina Rocco che apre e chiude lo spettacolo. Insomma un Amleto ambientato, nell’idea dei registi FilippoTimi e Stefania De Santis, nel suo tempo e nel suo spazio, ma non solo.

Una pioggia di spunti scende sullo spettatore che è inerme davanti al palcoscenico sul quale si svolge la vicenda a mo’ di avanti veloce. Ecco, si vorrebbe premere stop ad un certo punto della messinscena per riflettere su qualcosa che, se n’è sicuri, nella scena successiva sarà soppiantata da qualcos’altro nella nostra mente. Il ritmo incalzante consente a Filippo Timi di stringere gli spettatori in una morsa divertente e di usare le reazioni del pubblico a proprio uso e consumo creando un’interazione solo apparentemente improvvisata ma profondamente studiata, così come sono studiati i momenti in cui sembra che gli attori improvvisino (come ha confessato lo stesso Timi durante l’incontro del ciclo “Milano per lo Spettacolo – Incontri con i protagonisti” a cura dell’Assessorato Cultura del Comune di Milano tenutosi il 17 marzo 2010 presso il Mondatori Multicenter di Piazza Duomo).

Anche Amleto appare spettatore di ciò che accade in scena e lo stesso Timi, sul palco nei panni di un Amleto beffardo, in diversi momenti si trasforma in capocomico.

Un attore istintivo, versatile nel passare dal teatro (ha vinto il Premio Ubu come miglio attore lavorando con Barberio Corsetti ma ha lavorato anche con la Valdoca e la Societas Raffaello Sanzio) al cinema in cui di recente lo abbiamo visto nei panni del protagonista di “La doppia ora”, film d’esordio alla regia cinematografica di Giuseppe Capotondi, e aspettiamo di vederlo nel film “Il fiore del male” di Placido.

Un cast poliedrico: Lucia Mascino che interpreta la Madre ed è la più irriverente e divertente sulla scena, Luca Pignagnoli attore formatosi alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi che cambia personaggio con una facilità impressionante, Paola Fresa in veste di un’Ofelia gotica “che gioca con la sensibilità, con l’ingenuità, con la morte, con l’amore” (F. Timi), e Marina Rocco che interpreta l’Arte, il Cinema, una sorta di Marilyn Monroe e apporta una buona dose di frivolezza e brio allo spettacolo.
Tante influenze si stagliano davanti allo spettatore: dalla capacità di Carmelo Bene di modulare la voce fino ad arrivare ad una sorta di canto, alla musica degli anni ’80, al film “La pazzia del Re Giorgio” film del 1994 di Nicholas Hytner adattato dallo spettacolo teatrale di Alan Bennett intitolato La pazzia di Giorgio III, fino alla canzone della morte, “Nothing compares to you” di Sinead O’Connor con un arrangiamento e voce di Jimmy Scott, mutuata dal vissuto personale di Timi, ma anche Beethoven , Battisti, i valzer di Strass, fino alle influenze televisive con il Portobello ed Heather Parisi e la Barbie,.

Anche l’uso dei costumi appare studiato in un’ottica farsesca tant’è che si utilizzano abiti originali dell’800 accanto a vestiti degli anni ’60.

Nella scenografia, piuttosto scarna, un trono, dei palloncini, una chitarra elettrica trash. Sono gli attori che riempiono la scena con la loro fisicità e la capacità di focalizzare l’attenzione su un angolo di palco per la durata di un breve monologo, in genere dissacrante.

L’unico momento che si sottrae alla burla di Timi è il celebre monologo dell’atto terzo della tragedia Shakespeariana: non viene pronunciato dall’attore che, giocando con la sua balbuzie, dimostra di avere rispetto verso un simbolo, un emblema, della letteratura.

Questo è uno spettacolo che piace o non piace, o si rimane fino alla fine e si applaude per alcuni minuti o ci si alza inorriditi (reazione un po’ esagerata a mio avviso), a prescindere dal cast e da Filippo Timi che è davvero fenomenale.

Appena uscita dal teatro ero spiazzata, un po’ scettica: esagerato in alcune scene? Troppo poco sontuoso? Ma meditandoci su una notte sono arrivata alla conclusione che valga davvero la pena vederlo, se non altro per avvicinarsi a quel teatro un po’ diverso, ma non troppo “sperimentale”, in divenire.

Se siete a Milano, fino al 26 marzo sarà al Teatro Parenti…non perdetevelo.

Filippo_Timi_Il_popolo_non _ha_il_pane_ Diamogli_le_brioche

The following two tabs change content below.
Angela Belcastro

Angela Belcastro

Founder a Soapmotion.com
Digital Marketing Specialist per lavoro e appassionata di cinema, cucina, moda, prodotti di bellezza, nuove tecnologie, viaggi e e-commerce. Ho fondato Soapmotion.com nel 2010 per raccontare le mie passioni e condividere quelle piccole "scoperte" che rendono straordinario il mio quotidiano. Il mio motto? "La vita è una bolla di sapone e io ci pattino sopra".